La leadership

La leadership

Nella storia del pensiero occidentale il primo ad aver affermato in modo radicale il principio della leadership è stato Platone: il filosofo greco sosteneva, infatti, l’esistenza di uomini che, essendo nati e formati per ciò, devono "comandare, governare e guidareW gli altri seguendo come criterio il raggiungimento di un obiettivo comune verso il quale sono personalmente responsabili.

"Comandare, governare e guidare": capacità che sono percepite da sempre come fondamentali per il leader, incarnato tradizionalmente nell’immagine dell’uomo solo al comando che conduce la sua nave tra venti impetuosi e mari imprevedibili.

Negli ultimi anni le condizioni economiche, sociali, culturali e tecnologiche sembrano essere diventate sempre più propizie per una “leadership muscolare” basata sulla logica del singolo personaggio al vertice, capace di fronteggiare in solitudine un futuro incerto e caotico. In un contesto competitivo complesso e volatile, in un mercato segnato dalla recente e prolungata crisi economica, in un’epoca pervasa da un sentimento diffuso di irrequietezza, il leader aziendale appare come la figura autorevole in grado di affrontare il caos e guidare il cambiamento. Un’immagine forte, quella dell’uomo solo al comando,che però oggi deve essere e ripensata e ampliata alla luce di quella stessa complessità che fa sì che il suo intervento risulti quanto mai indispensabile. Come potrebbe essere, dunque, il leader del futuro? Quali sono le caratteristiche richieste ai nuovi Ceo per guidare con successo le loro aziende?

Insomma, di quale leadership hanno bisogno oggi le imprese italiane, e non solo, per fronteggiare l’avvenire?

La questione delle caratteristiche che costituiscono il leader come tale viene affrontata in tutti i corsi di formazione manageriale ed è oggetto di innumerevoli studi, e in tutti i casi i risultati più o meno si equivalgono. Le parole scelte per riassumere ciò che è richiesto oggi a coloro che sono al vertice delle aziende sono sempre le stesse: integrità, responsabilità, apertura mentale, creatività, empatia, disponibilità, umiltà, capacità di perdonare, coraggio, fiducia. Caratteristiche che più che contribuire alla costruzione delle qualità di leadership suggeriscono invece le virtù morali che ogni Ceo dovrebbe incarngine condotta da KRW international, società americana di consulenza per la leadership - contribuiscono al miglioramento delle performance aziendali: i leader, infatti, che ottengono un giudizio positivo da parte dei loro dipendenti riguardo ai principi morali e alla relativa condotta producono risultati are. Valori che - come dimostra una recente indafinanziari migliori rispetto ai colleghi giudicati meno favorevolmente.

Dunque i valori sono un banco di prova fondamentale per ogni Ceo, così come lo è la sua reputazione che si riflette in modo diretto e immediato su quella dell’impresa: attraendo per esempio, nel caso in cui sia positiva, nuovi investitori e più risorse.

Da qui l’importanza di costruire e mantenere un profilo trasparente e credibile, un’immagine onesta e umile, in grado di dare e ricevere fiducia e allo stesso tempo capace di comunicare e trasmettere vigore e autorevolezza. In questa prospettiva per creare una reputazione forte, il leader deve innanzitutto possedere un solido sistema valoriale ancor prima che una specifica formazione professionale.

Ma in che cosa consiste e come si declina, a livello pratico, l’esercizio della leadership? Stabilite le caratteristiche o meglio le virtù morali richieste al Ceo del domani, il suo compito consisterà nel produrre e gestire il cambiamento e per fare ciò occorrerà, innanzitutto, avere una chiara visione del percorso da seguire e degli strumenti da adoperare: citando John P. Kotter, autore di best seller sulla leadership, “la più impegnativa sfida che si pone oggi ai leader aziendali è probabilmente quella di rimanere competitivi in un ambiente caratterizzato da turbolenza costante e incertezza permanente”.

In un contesto caratterizzato da mutamenti continui, i nuovi Ceo dovranno avere più coraggio rispetto ai loro predecessori e rendersi conto di quanto possa essere dannoso, oltre che ingenuo, pensare di poter affrontare un futuro sempre più complesso da soli. Così il leader dimostrerà di essere tanto più forte e autorevole, quanto più accetterà con umiltà e consapevolezza la necessità di costruire un nuovo modello di leadership: non più basata sulla logica dell’uomo solo al comando ed esercitata unicamente nei momenti di cambiamento e riposizionamento, bensì una leadership diffusa e permanente in cui assume un ruolo centrale il lavoro in team e dove il capo condivide con i colleghi esperienze e problemi.

Il nuovo Ceo dovrà rispondere al bisogno sempre più diffuso di stabilità e controllo e, allo stesso tempo, avrà il compito di costruire l’identità del gruppo e insieme l’unicità della stessa azienda, e per fare ciò sarà necessario promuovere lo spirito di squadra e giocare sul senso di appartenenza. Non si ottengono risultati né l’impresa può crescere semplicemente ricorrendo alla retorica della motivazione e della persuasione, al leader è infatti richiesto molto di più: egli deve riuscire a trasmettere alle persone intorno a lui il senso di una missione, autentica e innovativa, da realizzare insieme.

La capacità di comunicare e di coinvolgere - anche sul piano emotivo - le varie entità aziendali verso un progetto condiviso è tra i prerequisiti di un vero capo: un personaggio dotato di un livello così elevato di empatia e di carisma da essere in grado di attrarre a sé gli altri, valorizzando i talenti di ciascuno e soddisfacendo il bisogno di autenticità e di attenzione presente in ogni individuo. Il Ceo del domani diventa così un “servant leader”, una persona al servizio degli altri; una figura che porta su di sé il peso di grandi responsabilità e ciò nonostante non cessa mai di ascoltare i collaboratori, di condividere con i colleghi esperienze e problemi, visione e strategia. Perché, oggi, l’esercizio di una leadership di successo passa attraverso la cooperazione e la fiducia, così come investire nell’ascolto e nella promozione delle persone significa gettare basi più solide e durature per la crescita dell’azienda.

Tutto ciò, ovviamente, non ridurrà la complessità e la ricchezza del ruolo rivestito dal Ceo del domani: al contrario, il livello della leadership si innalzerà e al “servant leader” - una volta concluso il processo di dialogo e di condivisione con i colleghi su temi e problemi sempre più complessi e talvolta mai affrontati prima - spetterà comunque l’onere dell’ultima parola, la responsabilità della decisione finale. Il timone della nave rimarrà nelle sue mani e da buon comandante egli dovrà dimostrare in tutte le sue scelte coraggio e spirito d’iniziativa, senza mai dimenticare quale siano la vision, la mission e la strategy. Perché come affermava Seneca “non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.

Infine, leader si nasce o si diventa? Ogni persona potenzialmente è un leader, nel senso che possiede caratteristiche e qualità che, in certe situazioni, determinano la sua capacità di esercitare leadership. Se, riprendendo Platone, esistono persone nate e formate per ciò, nel “comandare, governare e guidare” gli altri il ruolo rivestito dall’istruzione e dalla preparazione, insieme al sistema valoriale, prevale sulle doti naturali e sullo stesso carattere: ognuno può tendere alla leadership, così come ciascun individuo può sempre coltivare i suoi talenti e lavorare sui propri limiti per migliorare se stesso.

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