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Il nuovo codice dell'impresa dice addio alla parola "fallimento"

Il nuovo codice dell'impresa dice addio alla parola "fallimento"

Dopo tante discussioni e un iter travagliato durato diversi anni, il 15 luglio 2022 è entrato definitivamente in vigore il Codice della crisi di impresa e dell'insolvenza (CCII). Nelle intenzioni del legislatore, la normativa raccolta in un testo unico dovrebbe disciplinare tutte le situazioni di crisi e di insolvenza e, allo stesso tempo, semplificare la gestione di numerose condizioni di difficoltà, al di là della natura del debitore e dell'attività svolta.

Detto ciò, prima di procedere con la nostra analisi è importante ricordare che questa materia si trova tutt'ora in una fase di continua evoluzione e, pertanto, in futuro potremmo assistere ad ulteriori cambiamenti e novità. 

Il nuovo codice a portata d'impresa

Destinato ad archiviare gradualmente la legge fallimentare che dal 1942 regolamentava la crisi e l’insolvenza degli imprenditori commerciali (eccetto quelli piccoli), questo nuovo corpus - di cui alcuni articoli sono in vigore già dal 16 marzo 2019 - presenta molteplici aspetti innovativi di grande rilevanza, tra cui innanzitutto l'introduzione del secondo comma dell'art. 2086 del codice civile, che dispone quanto segue:

"L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale".

Con la modifica di questa norma del codice civile, il legislatore richiede ad ogni imprenditore di dotarsi di strumenti di programmazione e di controllo di gestione per la creazione di "adeguati assetti" che permettano una valutazione periodica e un'analisi prospettica dello stato di salute dell'impresa (in base alla sua natura e alle sue dimensioni), a partire dall'assunto che un'eventuale crisi possa essere gestita e superata al meglio tanto più venga individuata tempestivamente e, alle prime avvisaglie, vengano adottate contromisure idonee. 

Se, da un lato, con questa normativa l'attività di controllo di gestione diventa un vero e proprio dovere per tutte le società disciplinate dal codice civile; dall'altro, il legislatore non definisce (se non in modo generico) quali debbano essere le caratteristiche che deve presentare l'assetto dell'impresa per poter essere ritenuto in linea con le previsioni dell'art. 2086 c.c. Un aspetto che, tuttavia, viene in seguito ripreso e ben definito con il D.Lgs. 83/2022, in base al quale gli assetti risultano essere "adeguati" se consentono agli amministratori di:

  • rilevare eventuali squilibri di carattere patrimoniale o economico-finanziario
  • verificare la sostenibilità dei debiti almeno per i dodici mesi successivi
  • ricavare le informazioni necessarie per utilizzare la lista di controllo particolareggiata ed effettuare il test pratico per la verifica della ragionevole perseguibilità del risanamento

Di fatto, il nuovo decreto prevede, sulla base delle indicazioni provenienti dalle best practices aziendali, l'adozione di due strumenti: la "lista di controllo particolareggiata" (che, per praticità, chiameremo "check list") e il test pratico di risanamento. In questo modo, il legislatore fornisce un quadro operativo del concetto di "adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili", basato su tre pilastri: il controllo di gestione, l'analisi di bilancio e il risk management (ovvero, il sistema di controllo interno e di gestione dei rischi aziendali).

Tutto ciò si traduce, a livello operativo, nell'adozione da parte di ogni impresa dei cosiddetti "piani aziendali", composti da tre elementi fondamentali: un business plan, un budget a dodici mesi e, soprattutto, un piano di tesoreria previsionale (o forecast) volto alla gestione dei flussi di cassa annuali e al monitoraggio periodico (mensile o trimestrale a seconda delle dimensioni aziendali) per la verifica costante della capacità di copertura degli oneri finanziari, inclusi eventuali imprevisti come, ad esempio, mancati o ritardati incassi alle scadenze previste.

Check list e test pratico di risanamento

La check list per la redazione del piano di risanamento ha la forma di un questionario, costituito da circa sessanta domande individuate per decreto dirigenziale. La stesura di tale piano è obbligatoria anche per le imprese in buona salute in un'ottica di prevenzione e costante monitoraggio dell'organizzazione a 360°. Per lo stesso motivo, è auspicabile che, nel caso in cui un imprenditore decida di intraprendere un percorso di risanamento, abbia già redatto un piano affidabile per poter accedere alla composizione negoziata in tempi brevi.  

Come specificato nel decreto, per poter procedere alla stesura di questo piano è necessario che l'azienda abbia i requisiti organizzativi minimi e che l'imprenditore sia a conoscenza della situazione economico patrimoniale aggiornata.  

Più nel dettaglio, le domande presenti nella check list si articolano in sei paragrafi corrispondenti alle singole fasi del processo di creazione del piano di rilancio dellʼimpresa: il requisito dell'organizzazione dell'impresa; la rilevazione della situazione contabile e dell'andamento corrente; l'individuazione delle strategie di intervento atte a rimuovere le cause della crisi; le proiezioni dei flussi finanziari; il risanamento del debito; in caso di gruppi di imprese. 

Di seguito, a titolo esemplificativo, si riportano le prime cinque domande presenti nella check list, relative ai requisiti minimi organizzativi e rivolte all'imprenditore:

  • L’impresa dispone delle risorse chiave (umane e tecniche) per la conduzione dell’attività?
  • L’impresa dispone delle competenze tecniche occorrenti per le iniziative industriali che l’imprenditore intende adottare?
  • L’impresa ha predisposto un monitoraggio continuativo dell’andamento aziendale?
  • L’impresa è in grado di stimare l’andamento gestionale anche ricorrendo ad indicatori chiave gestionali (KPI) che consentano valutazioni rapide in continuo?
  • L’impresa dispone di un piano di tesoreria a 12 mesi?

Una volta concluso il questionario, l'imprenditore ha a disposizione un ulteriore strumento per valutare le effettive chance di risanare l'azienda. Si tratta del cosiddetto "test pratico di risanamento": uno strumento che aiuta a misurare il grado di difficoltà dell’impresa, attraverso l'analisi del rapporto tra l'entità del debito da ristrutturare e i flussi finanziari disponibili. L'imprenditore potrà svolgere questo test facoltativo accedendo alla nuova piattaforma telematica nazionale realizzata dal sistema delle Camere di Commercio (www.composizionenegoziata.camcom.it).

Anche in questo caso si tratta di uno strumento molto utile per verificare lo stato di salute della propria azienda.

Prevenire è sempre meglio che curare

Questo nuovo corpus rappresenta una svolta non solo nell'impianto normativo, ma anche e soprattutto nell'approccio alla prevenzione delle situazioni di difficoltà, grazie all'adozione di una serie di misure e meccanismi che permettono agli imprenditori e agli organi di controllo di intercettare tempestivamente lo stato di crisi di un'azienda. Si tratta di un vero e proprio sistema di allerta, interno ed esterno all'organizzazione, che consente ai diversi soggetti coinvolti di intervenire in tempo utile per tutelare il bene dell'impresa, evitando la liquidazione e permettendo così all'azienda di restare sul mercato.

In quest'ottica, lo stato di crisi assume una connotazione più ampia, includendo anche la probabilità di una futura situazione di insolvenza, con l'obiettivo di rilevare il prima possibile i segnali di criticità attraverso strumenti di monitoraggio e modelli previsionali. 

Più nel dettaglio, tra le principali novità della normativa troviamo l'introduzione dell'istituto della composizione negoziata: un procedimento stragiudiziale volontario e riservato, al quale si può accedere attraverso un'apposita piattaforma telematica.  In questo caso, l'imprenditore viene affiancato da una figura esterna e indipendente, esperta in materia fallimentare e chiamata a facilitare le trattive con i creditori al fine di garantire il risanamento della situazione finanziaria e debitoria dell'azienda. 

La composizione negoziata offre all’imprenditore in difficoltà la possibilità di un risanamento agevolato, a condizione che lo stesso abbia potenzialmente le capacità per restare sul mercato, anche - se necessario - mediante la cessione dell’intera azienda o di un suo ramo.

Alla luce di quanto esposto sino ad ora, è importante chiarire come la mancata o insufficiente adozione degli "adeguati assetti" previsti dell'art. 2086 c.c. comporti non solo l'impossibilità di accedere all'insieme dei benefici e degli strumenti a supporto dell'imprenditore messi a disposizione dal codice - tra cui la composizione negoziata -, ma anche tutta una serie di possibili conseguenze per i componenti dell'organo amministrativo che non si sono attenuti ai doveri previsti dalla normativa nella gestione sociale dell'impresa. 

Doveri che si concretizzano anche nell’applicazione della responsabilità personale degli amministratori, quale effetto risarcitorio nei confronti dei creditori e dei loro stessi soci. Senza dover arrivare ad una situazione di default dell'azienda, gli amministratori sono responsabili in solido per gli eventuali danni provocati alla società dalla loro mala gestio. 

Da qui un'importante conseguenza: gli amministratori non saranno ritenuti responsabili nel caso in cui: (a) abbiano predisposto un adeguato assetto organizzativo, (b) abbiano rilevato tempestivamente la situazione di crisi e la perdita di continuità aziendale e (c) si siano immediatamente adoperati per la soluzione dello stato di crisi, nel rispetto del CCII.

Ben si comprende, a questo punto, come un'efficace attività di controllo di gestione sia essenziale per dare senso e sostanza agli stessi piani aziendali previsti dagli "adeguati assetti". Assetti che, da qui a breve, saranno richiesti alle società anche dalle banche, così come dagli altri stakeholders aziendali, tra cui clienti e fornitori. 

Mai come adesso appare indispensabile che anche le PMI colgano il mutato scenario normativo e si dotino di un adeguato sistema di gestione e budgeting, facendosi anche supportare ed affiancare da consulenti esperti in materia.

Goodbye, "fallimento"!

Un'altra novità importante introdotta dal nuovo Codice riguarda l'eliminazione del termine "fallimento": parola che viene sostituita dall'espressione "liquidazione giudiziale". Un grande salto culturale che riflette l'impianto complessivo del nuovo Codice e che mira a ridurre il più possibile il numero dei fallimenti e delle procedure liquidatorie in generale, in favore invece di misure e proposte concordatorie e negoziali volte alla ristrutturazione delle aziende e dei patrimoni. La grande scommessa del legislatore consiste, infatti, nell'offrire all'imprenditore tutte le possibilità e gli strumenti allo scopo di superare la crisi e garantire la continuità aziendale. Continuità che diventa prioritaria e che può essere tutelata anche attraverso il trasferimento dell'organizzazione a un altro imprenditore, per evitare le conseguenti perdite di posti di lavoro e di competenze.

In linea con le numerose e continue riforme che hanno interessato il diritto fallimentare a partire dal 2005, la normativa ha l'ambizione di cambiare radicalmente l'approccio alla gestione della crisi, considerato che ad oggi nel nostro Paese le liquidazioni sono molto più numerose delle ristrutturazioni. 

In quest'ottica, il D. Lgs. 83/2022 ridefinisce anche la nozione di crisi come "lo stato del debitore che rende probabile l’insolvenza e che si manifesta con l’inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte alle obbligazioni nei successivi dodici mesi".

Nel nuovo Codice possiamo intravedere una grande opportunità per il mondo imprenditoriale italiano, chiamato a compiere un importante passo in avanti nell'evoluzione dei modelli d'impresa e nella diffusione di una cultura aziendale basata sulla conoscenza, come risorsa strategica e precondizione per la sopravvivenza e la crescita stessa dell'organizzazione.

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