Passaggio generazionale

Passaggio generazionale

Nei prossimi anni il passaggio generazionale dovrà essere affrontato dal 50% delle aziende italiane e diventerà ancora più problematico in considerazione di alcune caratteristiche delle piccole e medie imprese, quali la struttura dimensionale organizzativa e la marcata connotazione familiare.

Al fine di comprendere al meglio le proporzioni del fenomeno socio-economico legato al passaggio generazionale, consideriamo alcuni dati elaborati da «Unioncamere», ovvero:

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Le aree di intervento nelle fasi di passaggio generazionale

Nelle fasi di cambio generazionale le persone che subentrano e quelle che lasciano si trovano spesso in fasi differenti del loro ciclo di vita con riferimento al successo e alla soddisfazione.

Questo può portare ad atteggiamenti diversi nei confronti delle delicate fasi di un passaggio d’impresa e, quindi, rendere non agevole la presenza contemporanea di ambedue all’interno dell’organizzazione.

Per agevolare il passaggio generazionale, pertanto, occorre tener presente che tra la persona che lascia l’impresa e quella che subentra vi possono essere notevolissime differenze riguardo ai valori e gli stili di vita che possono influire sia sul passaggio d’impresa, sia sull’organizzazione futura.

Il passaggio d’impresa deve essere progettato con largo anticipo e può chiedere un arco di tempo piuttosto ampio, affinché il subentrante possa sviluppare al meglio le caratteristiche necessarie a svolgere il suo ruolo imprenditoriale.

Per quanto concerne l’azienda di famiglia si evidenziano distorsioni nella definizione dei ruoli e delle funzioni ricoperte all’interno degli organigrammi aziendali, acuite dalla presenza di padri, madri e figli nei settori preminenti od a capo delle funzioni aziendali strategiche.

L’organigramma dell’impresa familiare, pertanto, mantiene un’impostazione verticale, per cui:

L’organigramma, pertanto, può essere:

Tale fenomeno conduce ad una serie di conseguenze estremamente negative sotto il profilo dell’ottimizzazione organizzativa, ovvero:

  1. invalidazione del sistema meritocratico familiare: la presenza di figli non verrebbe meno anche ove non evidenziassero particolare acume e spessore imprenditoriale
  2. svalutazione di figure aziendali meritevoli: la circostanza per cui in merito al decision making, verrebbero a trovarsi in aperto contrasto con il componente della famiglia imprenditoriale costituisce un forte disincentivo a sostenere tesi disallineate
  3. la creazione di colli di bottiglia, frutto di un incompleto flusso di informazioni dalla famiglia alle figure di staff, teso a proteggere un ipotetico ambito di riservatezza

Un ulteriore aspetto molto diffuso è, inoltre, il fenomeno della sotto-capitalizzazione, che causa instabilità finanziaria per l’azienda.

Specie tra le PMI, e ancor di più nelle imprese familiari, vi è una diffusa inadeguatezza del capitale di rischio (mezzi propri) rispetto alle reali esigenze economico–aziendali (fattore interno) nonché di una incerta credibilità verso gli interlocutori aziendali (fattore esterno), quali possono essere banche e altre soggetti finanziari.

Tale patologia si manifesta e trova evidenza attraverso la lettura delle poste di bilancio nonché rapportando valori economici e patrimoniali e valutandone l’andamento da un esercizio all’altro, attraverso analisi per indici di correlazione od altri strumenti di monitoraggio.

La Tavola 3 riporta una sintesi di tali evidenze.

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Dal punto di vista strettamente finanziario, invece, vi sono problemi che possono generare tensioni all’interno dell’azienda, quali:

  1. «confusione» tra finanza personale dell’imprenditore e finanza dell’impresa
  2. l’azienda si trova costantemente in pieno affidamento agli importi accordati dagli istituti di credito (in fase di negoziazione l’azienda ha sottostimato il proprio fabbisogno)
  3. permanente carenza di liquidità (sfasamento temporale di incasso del credito e di pagamento del debito od assenza di un approccio comportamentale univoco e costante nella gestione di crediti e debiti)
  4. sovradimensionamento strutturale ed organizzativo rispetto alla capacità di generare redditività aziendale
  5. pratica di politiche commerciali allineate rispetto al mercato, ma non rispetto alla necessità di copertura dei costi fissi (un innalzamento dei prezzi comporterebbe un'uscita dal mercato)
  6. gestione delle scorte di magazzino dispersiva, smodata o non attinente rispetto alle richieste provenienti dal mercato di sbocco
  7. erosione dei margini provocata da oneri finanziari su affidamenti di brevi periodi e/o indebitamento di medio – lungo periodo (in tal caso vi è la necessità di una repentina risposta in termini di capitale di rischio e di autofinanziamento)

In caso di passaggio generazionale, la compagine entrante, per porre rimedio alla permanente carenza di liquidità, dovrà prima di tutto individuare ed avviare sistemi di rimozione delle cause alla base di tale inefficienza (obiettivo di medio periodo) e provvedere all’immissione di risorse finanziarie al fine di arginare il dilagare del fenomeno (obiettivo di breve periodo).

Sulla base delle considerazioni sopra riportate, è necessario sensibilizzare gli imprenditori sul tema «passaggio generazionale», aiutandoli a comprenderne i rischi e le opportunità.

A tale proposito è stata realizzata un'indagine di mercato (Progetto Saturno) dove le aziende che hanno partecipato all'indagine appartengono ai più svariati settori merceologici, in particolare (Tavola 4):

Tavola 4 - Progetto Saturno: Tipologie di Aziende

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Il 67% delle imprese interessate erano di piccole dimensioni; mentre il 33% di medie dimensioni. Tale dato evidenzia la forma societaria delle aziende aderenti all'indagine.

Nella quasi totalità delle aziende oggetto dell'indagine, la successione, totale o parziale, è già avvenuta. Nel 44% dei casi, però la successione non è stata programmata.
Questo è sintomo che ancora molte aziende, affrontano il passaggio come un semplice processo naturale, senza rendersi effettivamente conto che la successione può diventare una causa di mortalità dell’azienda. C’è, perciò, una scarsa conoscenza del problema.

Gli imprenditori, comunque, sono disponibili ad acquisire tutte le informazioni necessarie per migliorare il processo già avviato o predisporre il processo da avviare. Dall’analisi effettuata risulta che il 100% degli imprenditori sostiene il figlio in questo percorso, lo coinvolge nel processo decisionale, anche se alla fine la decisione definitiva spetta sempre al padre. C’è, quindi, una scarsa propensione alla delega.

Altri limiti riconosciuti agli imprenditori sono: conservatorismo e resistenza alle nuove tecnologie. L’imprenditore, quindi, essendo poco disponibile all’aprirsi al «nuovo», può entrare in contrasto con la nuova generazione, che grazie anche alla sua scolarizzazione è, invece, portatrice di novità.

In tutte le aziende dell'indagine i figli, pur avendo poca esperienza, sono interessati alle attività aziendali e disposti ad imparare dall’esperienza del padre, a frequentare corsi di formazione per acquisire ulteriori nozioni da esperti da poter applicare alla loro azienda.

Come già detto in precedenza, in molte aziende la successione è già avvenuta, ma in un solo caso l’inserimento del successore ha creato problemi.

Le tensioni sono state provocate dalla mancanza di dialogo, dai diversi punti di vista con il manager e dall’andamento del settore di riferimento.

A parte questo caso specifico, negli altri, il rapporto tra padre e figlio è buono, sia in termini di dialogo tra le generazioni, sia in termini di fiducia reciproca. Il dialogo e la fiducia tra padre e figlio sono molto importanti, perché se si presentano delle difficoltà, queste potranno essere affrontate e superate.

Nel progetto sono state effettuate analisi sulle singole aree aziendali, cercando di mettere a confronto le visioni delle due generazioni imprenditoriali, junior e senior.

Di seguito si riportano i principali risultati:

Possiamo quindi trarre le seguenti conclusioni:

Studio Sant'Andrea Srl - Il nostro ruolo nelle fasi di passaggio generazionale

All’approssimarsi dell’uscita della prima generazione è particolarmente utile coinvolgere professionisti esterni che, imparziali nel valutare competenze e orientamenti dei successori designati, svolgeranno il ruolo di supervisori e coordinatori di tutte le fasi della transizione.

Il primo passo è rappresentato da una specifica Analisi aziendale finalizzata ad individuare le principali criticità e la reale situazione di questa delicata fase sia per quanto riguarda i rapporti tra le generazioni interessate, che relativamente a come la stessa sia percepita dalle principali funzioni aziendali.

Solo successivamente a questa prima fase sarà possibile produrre un piano strategico d’azione per la successione, documento articolato in fasi ed attività per guidare adeguatamente il processo di passaggio generazionale.

Sottoponiamo qui di seguito una chart riassuntiva dei servizi e delle aree di intervento specifici per il passaggio Generazionale:

ANALISI AZIENDALE-IL PASSAGGIO GENERAZIONALE

DURATA INTERLOCUTORI SCOPO STUDI DA EFFETTUARE
Mezza Giornata

Titolare, Figli,

Definizione degli obiettivi organizzativi

-Cronistoria aziendale

-Struttura organizzativa

-Strategie aziendali

1-2 Giorni

Titolare, Figli,

Principali funzioni aziendali

Eventuali seconde linee operative

Valutazione della struttura e delle prassi aziendali

Comprensione dell'aderenza al ruolo

Valutazione delle strategie

-Organigramma,Mansioni e valutazione delle interrelazioni

-Interviste con gli “Attori”

-Eventuali test di supporto per la

valutazione delle risorseumane

-Gestione e motivazione

degli “Attori”

1-2 Giorni

Titolare, Figli,

Principali funzioni aziendali

Analisi delle risultanze e delle prospettive

Definizione del piano di azione

-Valutazione del modello di riferimento

-Esame rilevazioni istantanee e delle evidenze riscontrate

-Presentazione del programma di implementazione

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